domenica 6 gennaio 2013

Giovane e pallina, 2009.

olio su tela  50 x 60 cm.


Il Narratorio di Tabea Nineo è soprattutto grafico. Tra 1976, anno in cui riprendo a disegnare con una certa  costanza, e anni '80-'90 ho soprattutto lavorato in b/n usando il vecchio pennino intinto nella boccetta d'inchiostro di china. Mano mano e più tardi ha preso spazio il colore. E ho usato soprattutto l'olio. Sia disegnare a china che dipingere a olio sono tecniche "superate". Perché sono rimasto ancorato ad esse? Non per astratta nostalgia. Credo di aver  risposto (tardi, ma questa è un'altra questione) al sogno che mi ero costruito sulla base dell'esperienza vissuta da ragazzo e da giovane. L'inchiostro da usare col pennino era d'uso comune (e spesso difficile) per noi ragazzi del dopoguerra che arrivavamo a scuola. E la pittura ad olio era quella di cui avevo potuto vedere qualche esempio dal vivo in qualche vetrina di negozio a Salerno. Ma fu quella che m'impressionò di più attraverso le riproduzione della grande pittura moderna (dagli impressionisti a Cezanne alle avanguardie del Novecento) apparse negli inserti  illustrati  del settimanale Epoca  (mi pare di ricordare tra 1956 e 1959), che mio padre acquistava.

Questo è uno degli ultimi quadri che ho dipinto. Ha un'inquadratura insolita rispetto agli altri, spesso affollati da più figure. Qui, su uno sfondo roso-violaceo, appare solo, in una sorta di primo piano, la guancia e l'omero del giovane (o della giovane)  e una pallina, che la sua mano sembra sfiorare o voler afferrare. La pallina (simbolo ricorrente da tempo in molti miei lavori)  pare qui quasi un gomitolo di lana. Da notare che è dello stesso colore del volto. Le striature e i graffi li ho ottenuti usando la spatola.

[6 gennaio 2013]


martedì 1 gennaio 2013

Alberi pensati, 1976 -1992.

In grafica il tema dell'albero è per me dialettica tra tronco e fogliame, pesantezza e leggerezza,  forma massiccia e forma lussureggiante. Il tema s'è fatto strada tra 1976 e 1978 in segni schematici, arrivando - negli schizzi degli anni '80 e '90 - attraverso il tratteggio e la macchia anche di colore  a un accrescimento, ora drammatico ora perfino gioioso, del "fogliame". Non posso dire di aver ricavato questi disegni d'alberi  dalla memoria. Solo nel caso dei tre esempi dell'"Albero attraverso la finestra" posso dire di aver tenuto presente o perfino guardato, mentre disegnavo,  un albero (Quale? Non saprei, il vuoto delle mie conoscenze di botanica è rimasto incolmato...), che appariva dalla finestra di una delle case che ho abitato. La dialettica di cui  ho detto permane nella mia mente. Lo provano i due esempi del 1992. Devo, dunque, concludere che ho solo ripensato gli alberi.  Forse con una sorta di rimorso per le sensazioni ormai perdute e irraggiungibili della mia infanzia in campagna. Allora  gli alberi  furono  per me una sensazione ben precisa,  collocati com'erano  nel tempo "speciale" dell'infanzia e nello spazio reale ed emotivo della "terra" di una mia zia a Baronissi (Salerno). Allora  ne sapevo nominare con sicurezza pochi (il pioppo, il nespolo, il fico, il nocciolo, il pero, il prugno, l'arancio, il mandarino). E mai avrei pensato di disegnarli. 

[1 gennaio 2013]




Albero bloccato, 1976